appuntamenti
precisi stagionali annuali
veniva
il tempo della vendemmia
delle
pulizie di primavera
delle
benedizioni delle case
delle
conserve e del porco
tra
la frenesia degli adulti
l’eccitazione
dei bambini
relegati in alto sulle scale
in
platea si apprestava il patibolo
il
porco trascinato dalla stalla
per
il labirintico percorso che si snodava a
imbuto
curioso
della novità della giornata
la
festa speciale la sua festa
grugnendo
scalciando resistendo alla corda
cercando
una via di fuga
bloccato
a uno dei ferri arrugginito
fisso
impenitente nel muro
segno
di antiche masserie
il
muso volto al massiccio di legno impenetrabile
un
rudimentale ceppo posto su assi di legno
coltelli
e segaossa di varie misure
piccoli
lampi d’acciaio delle lame
la
superficie del destino la futura infermità
le
incitazioni a tenere carcerato il porco
qualche
bambino veniva strattonato
e
sgridato poi allontanato
la
muraglia umana tenebrosa urlante
senza
intuizioni del dolore
senza
alcun inchino alla commozione
senza
alcun ripensamento all’ineluttabile
lo
scorrimento del sangue
alla
prima scientifica pugnalata al collo
il
boia nella sua parte non può sbagliare
il
sangue ruscella zampilla si riversa
non
deve avere grumi
deve
scorrere fino all’ultima goccia
deve
purificare la carne
il
bottino del popolo deve essere
uno
sfregio al nemico un urlo terrificante
il
tempo delle indulgenze è finito
nessuno
è innocente tra leccornie da farsi
cedro arancia candita uvetta vaniglia e latte
un
banchetto di dolcezze per soffocare
l’odore
del sangue viscido caldo nauseabondo
che
accompagna la vita ma lottizza la morte.
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